Guida sui lineamenti di le Chant de Linos per flauto e pianoforte di André Jolivet

Chant de Linos (1944)

Scritto originariamente quale morceau du concours per it Conservatorio di Parigi net 1944  e dedicato a Gaston Crunelle, e successivamente trascritto anche in versione per flauto, arpa, violino, viola e violoncello, l'alto valore musicale di Chant de Linos si eleva nettamente dalla finalità puramente didattica cui era destinato e acquista, nell'ambito della letteratura per flauto del Novecento, un posto di degnissimo rilievo. Come annota to stesso Jolivet nella partitura "il Chant de Linos era, nell'antichità greca, una varietà di trenos: un lamento funebre, un pianto interrotto da grida e danze".

 

La breve introduzione, una cadenza in stile di recitativo del flauto accompagnato dagli accordi del pianoforte (a del piccolo gruppo di strumenti), definisce subito il clima modale del brano con una scala costruita su sol con la seconda minore (tipica del modo frigio), terza maggiore, quarta aumentata (tipica del modo lidio), e settima minore. Altre scale modali simili percorrono tutto il brano, conferendogli così organicità e nello stesso tempo un aspetto acustico insolito. L'introduzione e seguita da una sezione in tempo più lento (Meno mosso) composta da due elementi che si ripresentano due volte alternativamente, uno di pacata, ma dolorosa polifonia (il vero 'lamento funebre'), l’altro un episodio più complesso, brillante e piuttosto agitato (it grido di dolore). Una cadenza del flauto collega tale sezione alla seconda parte, una danza veloce (Allegro) in 7/8 in cui si crea un denso amalgama di suoni (continuum ritmico-armonico del pianoforte, gruppi binari e ternari di semicrome, triple acciaccature da eseguirsi molto strette sulle note del secondo elemento tematico delta danza) finché appare un nuovo tema cantabile (meno mosso) densamente espressivo che ci conduce versa la condensata ripresa degli elementi delta prima sezione da cui prende slancio it rigenerarsi del veloce ritmo delta danza rituale in una ricca e fiorita conclusione in modo dorico.

By Guiseppe Fagnocchi