Pagine Corsare P.P.Pasolini
Su Pier Paolo Pasolini...
Il brano è stato scritto tempo fa da Andrea per Collettivo R di Firenze e costituisce un cenno
di affetto per questo grande uomo del Novecento

Mi trovo davanti alla scrivania di fronte al mio p.c. e penso a quando, anche Pier Paolo Pasolini, di fronte alla sua macchina da scrivere “Lettera 22” si accingeva al lavoro. 
Certamente, da allora di anni ne sono trascorsi, ma le cose non sono poi cambiate così molto e se in minima parte lo sono, comunque non è cambiata la scena sociale a cui Pasolini aveva rivolto la sua attenzione sostenendo profeticamente l’avvenuta mutazione antropologica degli italiani. 
Più di una volta mi sono fermato a riflettere, attualizzando la figura di Pier Paolo, che cosa avrebbe suscitato in lui l’attuale contesto contemporaneo, senza cadere in commemorazioni e rievocazioni, che di gran lunga hanno annoiato tutti in occasione del ventennale della morte. 
Chissà, mi sono chiesto, che ne avrebbe pensato Pier Paolo di un sito permanente di internet a lui dedicato che in grassetto cita: P.P.P. PASOLINI PERMANENT PLACE (1), quando ancora, in molte famiglie italiane, non è possibile acquistare nemmeno un computer dato l’alto costo? 
Devo dire che questo mio soffermarmi a pensare, non ha fatto altro che consolidare ancora di più una mia convinzione: a tutt’oggi nulla è cambiato, pur cambiando gli scenari e le persone. 
E così si continua a essere facili prede di un capitalismo che mistificando i veri valori, continua a trasformarci in dei ciechi erranti per un surrogato di progresso culturale e sociale di cui non saremo mai partecipi e ciò nonostante siamo ancora capaci di andare avanti come se niente fosse verso questa irrefrenabile corsa per un tecnologismo e un consumismo sempre più all’estremo, convinti ancora che tutto sia per il nostro benessere e che quindi qualsiasi cosa vada sacrificata, costi quel che costi.  A questo punto, come ci si può meravigliare della mancanza di democrazia quando ancora sussiste una società divisa in tre classi di cui la prima risulta essere quella più emarginata, perché composta da un nuovo proletariato che non sa, o meglio, non può permettersi l’acquisto di un computer, le cui uniche informazioni provengono dalla Tv e che quindi viene automaticamente esclusa dal potere; la seconda costituita da una piccola borghesia che può permettersi il computer ma non sa usarlo e una terza sul piedistallo che rappresenta la borghesia d’élite può sia leggere Marvin Minsky che permettersi ogni altro ben di Dio.  E’ chiaro che questo tipo di società porterà, con il suo progredire all’eliminazione del proletariato e all’esclusione dei ceti medio-borghesi da qualsiasi tipo di partecipazione al potere.  Come si può a questo punto non sentire vivo P.P.Pasolini che già nel 1975 proclamava la fine di un universo, quello di un popolo, l’italiano, che aveva ancora per tradizione millenaria dei valori fondamentali che rappresentano l’espressione di una cultura, rurale e contadina? 
Di sicuro oggi noi non siamo stati in grado di apprendere le parole di un amico come Pier Paolo, perché abbiamo considerato futile render nostri quegli sguardi e gli atteggiamenti puri di quelle persone semplici. 
E che dire poi delle zuffe, televisive o radiofoniche, tra intellettuali che sempre più di frequente accadono per motivi futili, quando si è smarrita completamente la figura e il ruolo dell’intellettuale che in P.P.Pasolini risiedevano con estrema espressione, visto il suo impegno rivolto all’approfondimento del senso critico e la sua tenacia nella lotta contro i modelli prefabbricati e contro la compiacenza verso il potere. 
Non credo di aver mai visto né ascoltato alcun documento, televisivo o radiofonico, su Pier Paolo ed i suoi amici intellettuali, in cui fosse posto in discussione il problema se l’intellettuale deve avere un suo posto in Tv oppure no, anzi rammento, in un programma radiofonico, queste sue esatte parole: 
“L’intellettuale deve abbattere stereotipi e catagorie riduttive, deve applicare ovunque gli stessi valori senza dèi da venerare e raggiungere il massimo di indipendenza dalle pressioni, scegliendo la solitudine piuttosto che la tolleranza servile verso l’esistente”, ed ancora “L’intellettuale ha il compito di provocare e sfidare senza farsi cooptare,difendendo principi uguali per tutti, impegnandosi, rischiando a 'rappresentare' e testimoniare in pubblico la sua verità”.
Che altro si può aggiungere a queste considerazioni se non l’amaro riscontro di non aver saputo, noi tutti e non mi riferisco solo agli intellettuali, far nostre le parole di questo grande Maestro di vita.  Infine, per terminare, vorrei anche dare un breve cenno all’attività pittorica di P.P.Pasolini che non molti conoscono e da cui personalmente, essendo anch’io pittore per diletto, ho tratto un arricchimento notevole. 
Allievo di Longhi all’Università di Bologna Pier Paolo rimane completamente folgorato dalla pittura. Non a caso viene ritratta la citazione del Pontormo nella Ricotta o il richiamo al chiaroscuro di Masaccio nella “sacralità tecnica” con cui viene girato Accattone. 
Ma ciò che mi ha più affascinato nella sua esperienza pittorica è il carattere alchemico dei ritratti di Maria Callas, in cui egli stesso utilizza al posto dei colori degli elementi naturali come frutta,vino e fiori considerando utile alla composizione tutto ciò che poteva essere reperibile in una cena a casa di amici.(2) 
Utilizzando questi materiali che reagiscono chimicamente tra di loro o trascolorano vengono poste in atto le quattro fasi del processo di trasmutazione chimica descritta dall’antica alchimia: 
la MELANOSI (innerimento), la LEUCOSI (inbiancamento), la XANTOSI (ingiallimento) e la IOSI (arrossamento); le stesse fasi che poi per simbolismo hanno una relazione con i quattro elementi (terra,acqua,aria e fuoco) e anche con il ritmo quaternario dei mandala. 
Così, sperimentando allo stesso modo con cui anche lui aveva lavorato, e cioè con elementi naturali e colori, ho recuperato una libertà che da tempo avevo perso e ho riscoperto, percorrendo uno studio a ritroso, tutta la bellezza e l’essenzialità dei colori che sono alla base di qualsiasi composizione. 
Ed è proprio da quel momento che mi sono sentito diverso, arricchito e sicuramente trasformato nella mia esperienza artistica e di questo devo dire soltanto grazie a un’uomo che non ha saputo mai risparmiarsi fino all’ultimo dei suoi giorni... 
NOTE
(1) http://desiderio.officine.it/move/pasolini/index.html
(2) Giuseppe Zigaina, Pasolini e la morte, Marsilio Editore
      prg.Pittura e Alchimia - pagg.52-53.

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